Conosciuti da tutti per la loro ben nota capacità di gonfiarsi d’aria se estratti dall’acqua o se spaventati, i Tetraodontidi o Pesci palla sono diffusi in natura nelle acque non solo marine, ma anche dolci e salmastre.
In acquario sono molto richieste soprattutto le specie africane ed asiatiche dei generi Tetraodon e Carinotetraodon, meno diffuse quelle amazzoniche del genere colomesus.
In natura questi pesci si nutrono soprattutto di molluschi (“lumache”) e crostacei.
In acquario accettano malvolentieri i mangimi secchi, in compenso sono implacabili cacciatori di lumachine e si mostrano ghiotti di gamberetti, chironomi e artemie, sia vivi che surgelati e liofilizzati.
Tratti in inganno dai graziosi e accattivanti “pallini”, molti acquariofili commettono l’errore di acquistarli per inserirli nei loro acquari “misti”, con conseguenze talvolta tragiche:
spesso questi pesci si rivelano molto aggressivi verso gli altri ospiti dell’acquario, prendendo di mira soprattutto le loro pinne con morsi feroci e devastanti.
Anche tra loro i Pesci palla sono talvolta tutt’altro che tolleranti, giungendo a ferirsi seriamente in mancanza di spazio e nascondigli sufficienti.
A parte questi non trascurabili inconvenienti, i Tetraodontidi sono ottimi pesci da acquario, longevi e facilmente addomesticabili, da allevare beninteso in compagnia di specie robuste e di buona taglia.
Le specie originarie di acque salmastre (come l’asiatica Tetraodon fluviatilis) richiedono una piccola aggiunta di sali marini (10/15 g/l), mentre quelle di acqua dolce (come Carinotetraodon lorteti, della Tailandia, e Tetraodon lineatus dell’Africa) si possono allevare senza problemi anche in normale acqua di rubinetto.
Allestimento acquario
DIFFICOLTÀ:
Media
L’AMBIENTE:
Molti interessanti pesci da acquario sono eurialini, in grado cioè di vivere sia in acque dolci che più o meno salate.
In natura questi pesci si incontrano soprattutto nelle acque salmastre costiere (lagune, foci dei fiumi, mangrovieti), molto ricche di fauna e flora malgrado siano soggette a notevoli variazioni ambientali, in particolare riguardo proprio la salinità.
LA VASCA:
120 x 50 x 60 (h) cm.
L’ILLUMINAZIONE:
3 lampade fluorescenti 30/36 W (una “fitostimolante + due “luce bianca”),
IL FILTRAGGIO:
Filtro biologico incorporato (pompa 800 1/h), filtro rapido esterno (800/1000 1/h) o filtro percolatore
(volume di filtraggio pari al 10% almeno del volume della vasca).
Importante la presenza di zeolite tra i materiali filtranti. Il riscaldamento: termoriscaldatore 300 W.
L’ACQUA:
T 25/28° C; pH 7,2/7,5; 5-6° dKH; 12/18° dGH.
IL FONDO:
Sabbia silicea o ghiaietto policromo o quarzifero.
L’ARREDAMENTO:
Rocce non calcaree (zeolite, lava, quarzo, ecc),
PIANTE:
La loro presenza è in funzione della salinità, se molto bassa (entro il 5%o) si può tentare la coltivazione di specie quali Crinum thaianum, Microsorum pteropus, Ceratophyllum demersum e Cryptocoryne ciliata.
PESCI:
Scatophagus argus, Monodactylus argenteus, Toxotes jaculator, Tetraodon fluviatilis, Brachygobius nunus, Etroplus maculatus, Poecilia spp., Chanda spp.
CONSIGLI:
Per ottenere l’acqua salmastra è preferibile usare gli appositi sali marini.
Meglio variare periodicamente la salinità, in occasione dei cambi parziali da effettuare con cadenza regolare: la salinità potrà variare tra il 3% (3 g di sale per litro) e il 10/12% 0 (10/12 g di sale per litro).
Con rare eccezioni, i pesci d’acqua salmastra non si riproducono in acquario per cui la maggioranza degli individui commerciati viene raccolta in natura: ci può essere perciò inizialmente qualche difficoltà riguardo l’alimentazione.